Censo Stabile

Si ringrazia l’Associazione culturale la bassa per la concessione alla pubblicazione del Capitolo VIII, tratto dal volume:

LATISANA. APPUNTI DI STORIA, a cura di Enrico Fantin

 

Nozioni generali territoriali del Comune censuario di Latisana – Latisanotta negli atti preparatori per la formazione del Censo Stabile del 1826

di Benvenuto Castellarin

 

Nozioni generali territoriali
del Comune censuario di Latisana e latisanotta
censo stabile del 1826

 

Il governo austriaco, dopo aver proclamato il Regno Lombardo-Veneto, e ridisegnato il comparto territoriale iniziò ad emanare, a partire dal 1817, diverse leggi e decreti tendenti ad aggiornare il catasto iniziato dai francesi.

Nel 1826 iniziò la fase operativa che doveva portare all’attuazione di un nuovo catasto, allora definito stabile. A tale scopo il governo, per rendere uniforme la compilazione dei vari elaborati, pubblicò gli Atti preparatori per la formazione del Censo Stabile, una serie di norme, istruzioni che dovevano servire ai periti estimatori per un nuovo classamento dei beni immobili. All’interno di questi atti assumono una particolare rilevanza le Nozioni Generali Territoriali, un dettagliato questionario, le cui risposte analizzavano le diverse situazioni ambientali, socio-economiche e sulle pratiche agrarie in uso nei singoli comuni censuari.

Nello specifico le nozioni prendono in esame, ad esempio, le monete, i pesi e le misure in uso, la posizione del comune, la natura dei terreni, i prodotti agrari principali, il sistema di lavorazione dei terreni e i relativi affitti, i corsi d’acqua, le strade, le case coloniche, i pascoli, i boschi, il bestiame, ecc.

Purtroppo, anche se le risposte date ai singoli quesiti sono molto interessanti, non è possibile, per evidenti ragioni di spazio, pubblicarle tutte integralmente, abbiamo proposto pertanto i seguenti argomenti: la posizione del comune, la natura dei terreni, i prodotti agrari principali, le case coloniche, la condizione sociale in cui si trovavano i contadini di allora.

 

Rimane pertanto importantissimo riportare le notizie rilevate per dare un punto di riferimento stabile alla situazione rilevata allora sul territorio e, ancora meglio, delle frazioni ora del Comune di Latisana.

«Giacitura del territorio composizione e clima

Il territorio giace tutto in pianura bassa. Le qualità predominanti del nostro territorio sono l’aratorio vitato ad alberi e il prato.

Non vi sono colline e meno montagna. Il clima è temperato. L’inverno è più lungo che nel medio Friuli perché la vegetazione è più tardiva. La neve dura come nel medio Friuli. Maturano bene il frumento e il formentone soltanto.

Il territorio è dominato dalla Borra nell’inverno, e dal scirocco nelle tre altre stagioni. Le conseguenze del primo sono i lunghi geli in primavera, quelle del secondo le frequenti infermità, le nebbie e le devastatrici allagazioni del fiume, principalmente in autunno.

È soggetto a grandine, a brine e a nebbia, non però a siccità, né a rimarcabili mortalità di viti.

L’aria è ordinariamente sana pegl’indigeni e nel capoluogo per la vicinanza del fiume, non quando domina lo scirocco, specialmente in autunno. Non tanto salubre nella parte di levante che più si avvicina ai paludi delle frazioni inferiori.

Natura de’ terreni

In generale. Nella parte del territorio più vicina al fiume l’indole del terreno è silicea, ma questa va degradando verso l’argillosa quanto più dal fiume discostasi al lato di levante. Generalmente è fredda. La profondità del terreno coltivo è sufficiente laddove è da molto tempo ben coltivato. Quanto più ci si allontana dal fiume tanto più è difficile da lavorare.

D’ordinario si attaccano all’aratro sei bestie bovine della quale soltanto si servono pel’agricoltura. Con queste si ara poco più di un campo in un giorno. Non si usa la vanga in luogo dell’aratro fuorchè in casi d’insabbiamento cagionato dal fiume, in cui si adoperò per … la sabbia sovvertendo il fondo.

La natura del nostro terreno varia gradatamente dalla … all’argilla partendo dal fiume a ponente e procedendo sino al confine verso levante. Malgrado la diversa natura sudetta il metodo di coltivazione è uniforme. Di pratica non vi sono terreni che rimangono abbandonati al riposo per vari anni, perché i contadini vorrebbero arare e seminar a cereali tutto il territorio.

Prodotti agrari principali

I prodotti più importanti sono il frumento, il grano turco, il vino, il fieno e i gelsi. Il solo frumento è riputato in commercio, il granoturco è mediocre in vino è infame, il fieno de’ peggiori di tutto il Friuli, il prodotto de’ gelsi infimo. Il frumento paia n. 128 grosse lo staio.

Le uve costituiscono un prodotto abbondante, ma di pessima qualità principalmente perché ordinariamente non maturano è il mosto è molto acquoso e manca di principio zuccherino. Le uve bianche son poche è cattive. Da poco tempo soltanto qualche coltivatore industrioso si è sforzato di migliorare questo prodotto, ma tali miglioramenti sono di poca entità. Il nostro vino ha la riputazione d’essere il più cattivo del Friuli.

Il frumento che sopravanza alla consumazione del paese si vende parte a Venezia, parte in Italia, parte a Udine o nel Friuli. Il vino a Udine per lo più, come pure la seta che viene filata in paese. Gli altri articoli si consumano qui.

Agricoltori

Il numero degli agricoltori abitanti in comune non è sufficiente alla coltivazione. È perciò ne vengono alcuni dai vicini villaggi specialmente da Ronchis a giornata.

Nessuna industria particolare asservita all’agricoltura oltre l’agricoltura. Alcuni soltanto esercitano anche la pesca nelle marine inferiori. Generalmente gli agricoltori sono miserabilissimi, il più delle volte mancano del necessario, cioè della polenta, che viene ad essi somministrata dal padrone, né possedono scorte di attrezzi rurali né di bestiami, tranne alcuni, poche che tengono qualche vacca, e qualche tristo vitello e pochissimi che posseggono immobili e lavorano i propri campi e hanno in proprietà un piccola casa.

Bestiame

Nel Comune abbonda pur troppo di bestiame ma di pessima qualità. E questi sono buoi, vacche manzolame e i cavalli come pure gli asini sono per allievi e servono principalmente all’agricoltura. Il bestiame si mantiene durante l’estate col pascolo, nell’inverno col fieno e colle canne del grano turco. Non si semina alcuna sorte di foraggio negli aratori.

Foraggio, strammatico, concimi

I foraggi che produce il territorio compresi i pascoli non sono sufficienti al mantenimento del bestiame. Ciò che manca si tira dalle sottoposte frazioni comunali amministrative di Gorgo, Volta, Bevazzana, etc.

Il Comune censuario, oltre la paglia non ha alcuna sorte di sternito, ma questo trassi dalle valli e paludi delle sottoposte frazioni amministrative e si compera dai proprietari del fondo che lo produce.

I concimi che si fanno nel territorio bastano per l’ordinaria coltivazione perché non se ne fa acquisto altrove. Però se non mancassero i mezzi per acquistarne la coltivazione sarebbe migliore. Oltre i concimi ordinari animali e vegetali non si usa altra sorte d’ingrassi fuorchè il fango e le terre procedente dall’espurgo dei fossi. Non si pratica nel territorio alcuna sorte di sovescio.

Pascoli

Vi sono pascoli comunali, anzi sono i soli che nutrono il bestiame se lo permette il rigore della stagione. Sono promiscui (…) [con concorso] delle sottoposte frazioni amministrative. Il loro uso è gratuito e libero a tutti i terrieri, senza (…) [il pagamento di] alcuna tassa. I pascoli comunali non si affittano. Vi sono prati comunali che si affittano ne’ quali dopo (…) [lo sfalcio è] libero il pascolo ai terrieri.

Non vi sono boschi. Non vi è libertà di pascolare sul fondo de’ privati, se non che per le pecore nell’inverno. Tale libertà è estensiva a tutti i fondi che non siano chiusi da siepi o da muro. Questa facoltà è accordata solo alle pecore forastiere che nell’inverno scendono dalle montagne e ne ritornano in aprile. L’uso di questo pascolo non è gratui­to, ma verso una retribuzione che pagasi al direttorio del pensionatico dal pastore che ne prende in affitto la posta.

Boschi

Non vi sono boschi né privati né di pubblica, né di comunale ragione.

Decime, quartesi e altri oneri

Tutti i fondi del territorio sono soggetti al pagamento del quartese, il quale si paga nella misura del quarantesimo di tutti i prodotti del suolo, tranne il fieno e la legna. Il quartese si preleva dal cumolo prima di estrar la semente. Sono d’ordinario a carico colonico. La consuetudine acconsente una gratificazione in frumento e granoturco ai campanari limitata dalla libertà de’ contribuenti, che sono liberi di rifiutarla.

Per le chiese succursali i sacerdoti sono pagati dagli agricoltori delle rispettive frazioni con una contribuzione in frumento, sorgoturco e vino in proporzione della popolazione.

Acque

V’è il fiume Tagliamento che confina il territorio in tutta la sua lunghezza a Ponente, e un largo fosso manufatto a Levante, detto Roggia di Confine, che serve di scolo a tutto il territorio e che lo contermina da quel lato, questo e di spettanza comunale.

Il Tagliamento è navigabile per piccole imbarcazioni sino al Capoluogo e flottabile dalle zattere di legname che scendono dalle Alpi. Il corso ordinario del fiume è piano ma terribilmente furiero in stato di piena e porta soltanto ghiaia, sabbia e poca belletta.

Scorre in alveo incassato sotto il piano degli adiacenti terreni, a molta profondità, ma tuttavia sussidiato da argini, tranne un tratto al confine inferiore verso Masatto dove è disarginato, e per dove scorre a danno degli adiacenti, e anche de’ lontani terreni in tempo di piena. Non è adattabile all’andamento di alcuna sorte d’opificio, né alcuno ve n’ha. Non è servibile per l’irrigazione di alcun genere. Non servono quindi ad alcun fondo se non che di danno. Le di lui acque sono freddissime, e infrizischino il terreno su cui passano. Non si fa alcun uso di dette acque tranne quello della piccola navigazione e del galleggio delle zattere. Né sono soggette ad alcun regolamento.

Frequentissimi e gravi oltremodo sono i danni che questa acqua cagionano e per corrosioni, e per rotte di argini, e per inondazioni e insabbiamento de’ terreni. Questo capoluogo da cinquant’anni ha perduto duecento delle migliori sue abitazioni per la corrosione, malgrado i forti dispendi sostenuti in ripari.

Non abbiamo sortumi, ma sono pure gravi i frequenti i danni per mancanza di scoli sufficienti. Le acque del Tagliamento apportano insabbiamenti, strati di belletta e imbrattano di frequente l’erba e i pascoli. Il foraggio è per le torbide e i sedimenti sono anzi dannosi che utili all’agricoltura, v’ha ristagno d’acqua e per l’espansione del fiume e per le pluviali massime de’ territori superiori, allorchè il mare è gonfio dello scirocco e non le riceve. Questo ristagno dura talvolta tre o quattro giorni anche in estate. Si son fatti e si fanno argini per impedire le allagazioni e pennelli e fassinaggi per impedire le corrosioni che attaccano l’abitato. Il Regio Erario sostiene ora le spese di riparazione all’abitato e quella di riattamento di parte delle arginature son pur sostenute da esso, ma con diffida agli interessati frontisti di dover rifondere la cassa per una quota, che non ha ancora determinato.

[…].

L’acqua che serve all’uso dell’uomo e degli animali è quella del fiume che ha il difetto in estate di essere quasi stagnante e nelle altre stagioni di essere troppo spesso torbida.

Non avvi né paludi, né lanche d’acqua stagnante, tranne due ossia sono un alveo abbandonato del Tagliamento e un canale per dove si scarica in tempo di piena e che restano pieni d’acqua anche quando l’allagazione è cessata.

Strade

Non s’ha strada né regia, né di commercio nel nostro territorio, né confinanti con esso. Vi sono strade comunali, campestri, e vicinali, tutte in piano e rotabili. Riguardo all’agricoltura basta il numero di strade esistenti. Tranne la strada maestra che conduce a Codroipo e al capoluogo della Provincia, tutte le altre, e massime le campestri e più altro le vicinali sono in pessimo stato e nel maggiore degradano a uso. Le strade campestri e vicinali per ciò che riguarda le spese della loro manutenzione non sono a carico di alcuno perché non s’incontrano spese per quest’oggetto; al più quando sono divenute affatto impraticabili gli utenti le riparano in comune col mezzo dei villici, gratuitamente. Per quanto il loro stato è sempre pessimo.

Oltre le strade indicate non vi è altro modo di comunicazione fuorchè il Tagliamento.

Case coloniche

Le case coloniche non sono sufficienti al bisogno dell’agricoltura, perché, come abbiamo detto, manca la sufficiente qualità di coltivatori. Vi sono delle case coloniche nel paese capoluogo, ve ne sono in vari corpi riuniti fra loro, e ve n’ha di sparse isolatamente per la campagna. Ve n’ha alcune di ampie e comode tanto per i lavoratori come per il bestiame, ma la maggior parte di esse sono anguste, deformi, e appena bastanti a garantire uomini e bestie dall’ingiuria delle stagioni. La massima parte è costrutta di muro e coperte di coppi, ve n’ha però di muro e di legno coperte di paglia o cannella, e massime le stalle.

Compartimento agrario de’ terreni

I terreni del Comune sono compartiti generalmente in colonia e piccoli poderi, ma gli uni indipendenti dagli altri e separatamente affittati. Le possessioni o colonie sono tutte composte di terreni aratori vitati, cioè di 20 – 25 – 30 – 35 campi per cadauna, senza scorta di prati e col beneficio del pascolo comunale. Le varie qualità de’ terreni componenti le possessioni sono sparse e disunite. In generale i pezzi di terra aratori vengono condotti isolatamente e senza dote di prati, i quali si conducono separatamente, non vi sono vigne, nè oliveti, nè castagneti, né boschi.

I più usitati sistemi di locazione e partizione

Il più usitato sistema nel Comune è il misto a generi e di partizione pegli aratori, e a denaro per i prati, cioè per le colonie si costuma l’affitto a generi pel suolo, la partizione pel soprasuolo, ossia pel vivo, e l’affitto a denari pel prato. Per i piccoli appezzamenti si usa d’ordinario l’affitto a generi soltanto, cioè a frumento solo rimanendo il frutto del soprasuolo al fituale.

Sistemi di economia e pratiche agrarie diverse

Il sisteme di economia è più usitato per la coltivazione de’ piccoli poderi vicini all’abitato di questo sia per le grandi colonie, e sempre pel terreno aratorio vitato e per il prato. Per le poche colonie tenute per economia la pratica posta che i lavori si eseguiscono con bestiami tenuti per proprio conto e da lavoratori assunti a giornata contro una corresponsione giornaliera varia a seconda delle stagioni e dell’importanza de’ lavori.

Per i piccoli poderi o braide i lavori si fanno eseguire con animali presi a nolo, verso una corrisponsione relativa alla qualità e quantità del lavoro, e da operai giornalieri assunti come sopra. Bastanti questi giornalieri vi lavorano nel paese, e pochi ne vengono dai vicini paesi […].

Monete ossia valute

Nella contrattazione delle derrate, nelle affittanze e simili si usa promiscuamente la valuta austriaca e le valute locali.

La principale anzi l’unica valuta locale è lo zecchino di Venezia.

La sua corrispondenza abusiva alla valuta austriaca è di lire 14,59, non è moneta avente corso legale.

Pesi

Vi sono due qualità di pesi, cioè il grosso e il sottile.

Il peso grosso è destinato a pesare tutti gli oggetti che non si usa pesare col sottile.

Il peso sottile si adopera per gli oggetti di valore come la seta, il riso brillato, le droghe e simili.

Il peso sottile si chiama libbra e dividesi in dodici oncie.

È uguale a quella di Udine e corrisponde alla libbra di peso grosso circa come il sette a dodici, cioè n. 100 grosse sono eguali a n. 158 sottili.

Misure lineari

La misura lineare da fabbrica dicesi passo: si divide in cinque piedi, corrisponde a m. 0,3477.

La misura lineare usata per misurare i terreni si chiama pertica e dividesi in sei piedi, corrisponde a m. 2,122.

La misura agraria superficiale si compone colla moltiplicazione della lunghezza alla larghezza di un quadrato e di un parallelogrammo.

La misura agraria

La nuova pertica metrica censuaria è conosciuta e talvolta si usa.

La misura agraria superficiale del quale si chiama campo. Suddividesi in quattro quarti di duecento dieci pertiche quadrate l’uno, ossia in ottocento quaranta tavole, o pertiche quadrate.

Corrisponde al censuarie pert. 3.784 e a campi di Udine C 1: – b.7tavole.

Misura da grano

La misura usata in commercio per le granaglie chiamasi staio. Dividesi in quattro quarte, o sedici quartaroli, o centoquarantadue scodelle, corrisponde a staio 1/11 di Udine circa, cioè st.o 100 di Latisana sono di Udine st.o 111,1 pesinale. La misura colma si pratica per le granaglie da quali per la consumazione dovrebbero essere brillate, cioè l’orzo, la spelta, l’avena, etc.

Non esistono risaie nel circondario comunale.

Misura da vino, mosto e uva

Pel vino. La misura del vino depurato si chiama orna. Dividesi in sei secchie o selle di dodici boccali per ciascheduna, ossia boccali 72. Corrisponde al conzo d’Udine circa come il dieci a tredici. Il boccale di Latisana corrisponde a quello d’Udine come il cinquantacinque al sessantaquattro.

Pel mosto. Pel mosto propriamente detto non avvi misura diversa da quella del vino perché non si fa commercio di mosto. Ma il vino dalla vendemmia sino a San Martino si vende a mosto, da San Martino a Natale, si vende a mezzo mosto, cioè la misura ordinaria è accresciuta di un sesto pel primo periodo e di un dodicesimo pel secondo. La corrispondenza è la stessa di quella del vino relativamente a quella di Udine.

Per l’uva. L’uva non si contratta a misura, nè vi è commercio di questo genere se non che in piccole quantità, a questa un tanto la libbra grossa, che suddividesi in dodici oncie, e corrisponde, come sopra a n. 0.4.7.7.0.

Per ottenere un’orna di mosto occorre una quantità di uva dal peso di libbre circa quattrocento. Per ottenere un’orna di vino occorre un’orna e sei boccali di mosto, ossia il mosto cala un dodicesimo nella fermentazione.

Misure varie

Il fieno si contratta a misura, cioè a carro, o anche a passo, cioè a centinaio. Il carro corrisponde a un parallelopipedo di sei piedi di altezza e larghezza e di dodici di lunghezza. Il centinaio corrisponde a cento libbre grosse d’Udine.

Non si ha cotone, né se ne fa commercio.

La legna grossa si contratta a passo. Il passo da legna è lungo sei piedi, alto cinque, profondo due e mezzo. La legna minuta si contratta a centinaio e migliaio».

 

Dalla Delegazione censuaria di Latisana 19 agosto 1826
Gaspari Delegato censuario attivo
Pietro Dr. Barbarigo Perito
(ASV, Censo stabile, b. 270).

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