Restauro del dipinto

Il restauro del pregevole dipinto su tela raffigurante S. Maria Maddalena portata in gloria dagli angeli, sec. XVII, appartenente alla chiesa di Latisanotta.

ELISABETTA MILAN

Il pregevole dipinto su tela, raffigurante S. Maria Maddalena portata in gloria
dagli angeli, appartiene alla seconda metà del Seicento (cm 215 di altezza x cm 132
di larghezza).
L’autore risulta ignoto, ma sicuramente è riconducibile alla Scuola Veneta,
potrebbe forse trattarsi di un pittore veneziano o di un artista locale che ebbe
la possibilità di frequentare le botteghe lagunari; infatti tra il Cinquecento ed il
Settecento il territorio di Latisana si arricchì notevolmente di piccoli e grandi
capolavori provenienti dalla Serenissima.
Maria Maddalena è rappresentata secondo l’iconografia classica: elegante, vestita
da ricchi tessuti, con lunghi capelli chiari in riferimento all’episodio in cui bagnò
di lacrime i piedi di Gesù come penitente e poi li asciugò con la sua folta chioma.
La Santa è caratterizzata dal suo attributo per eccellenza, ovvero il prezioso vaso
d’unguento che ruppe per profumare i piedi di Cristo e con cui si recò al sepolcro
dopo la crocefissione, questo si trova collocato nella parte bassa sinistra della
composizione pittorica.
Secondo la Legenda Aurea quando Maria Maddalena viveva in eremitaggio
veniva portata in cielo ogni giorno dagli angeli, infatti nel dipinto questi
accompagnano dolcemente la Santa verso i raggi dello Spirito Santo che traspaiono
dalle nuvole nella parte alta del dipinto, incorniciati da un putto e da due cherubini.
Gli angeli rappresentati nella parte destra in basso, vicino alla veste color ocra di
Maria Maddalena, appaiono piuttosto grossolani nella rappresentazione, nella
realizzazione dei tratti fisiognomici e nelle sfumature degli incarnati, creando un
netto contrasto con la stesura degli altri personaggi raffigurati; questi potrebbero
infatti essere stati realizzati da un aiuto di bottega o dipinti successivamente.
Una sfarzosa cornice dorata a oro zecchino su preparazione a bolo e brunita a
pietra d’agata incornicia la tela.
L’opera era già stata restaurata probabilmente tra la fine dell’Ottocento e l’inizio
del Novecento, poiché si presentava rifoderata a colla di pasta e inoltre vi erano
numerose stuccature e ridipinture localizzate omogeneamente su tutta la superficie
del dipinto.
Tutte le fasi del restauro, effettuato nel 2004 da Elisabetta Milan, sono state decise
assieme alla Direzione Lavori della Soprintendenza che ha seguito scrupolosamente
gli interventi.
Come prima operazione si è proceduto innanzitutto al recupero e al trasporto
in laboratorio dell’opera, successivamente è stata realizzata la documentazione
fotografica prima, durante e dopo le fasi di restauro.
Dopo una prima indagine, è stata effettuata un’attenta pulitura da sporco
organico, polverume, marciume e muffe sulla parte retrostante del dipinto,
realizzata con ausilio meccanico di bisturi ed aspiratore.
Uno strato nerastro di polvere, l’ossidazione delle vernici, ormai notevolmente
alterate e ingiallite e le numerose ridipinture occultavano la brillante e ricca
policromia originale.
Si è deciso quindi di eseguire delle prove di pulitura con appropriati solventi
per capire il grado di alterazione e per trovare i solventi più idonei e rispettosi nei
confronti della patina originale per la successiva fase di pulitura.
Questa è stata eseguita per gradi: inizialmente è stata effettuata con una soluzione
di alcool benzilico, alcool etilico e klugel in sospensione, mentre successivamente
è stata realizzata una solubilizzazione più profonda, eseguita con una soluzione di
acqua, bicarbonato d’ammonio e klugel in sospensione.
Le ridipinture e i pesanti ritocchi a tempera invece sono stati asportati tramite

Prima del restauro e prove di pulitura.

Prima del restauro e prove di pulitura.

una soluzione di ammoniaca e acqua.
Infine, in ultima fase, per eliminare
i residui di sporco organico si è usata
della bile.
Questa pulitura ha permesso di
asportare i pesanti strati di vernice
ingiallita dal tempo, dei depositi
organici e delle dipinture, riportando
così in evidenza l’originaria ricchezza
della pellicola pittorica, in cui spiccano
le delicate sfumature dei toni azzurri e
delle tinte ocra.
Dopo questa fase di intervento,
sono venuti in luce alcuni ripensamenti
del pittore, prima nascosti dai pesanti
ritocchi, perciò si è ritenuto opportuno
eseguire una riflettografia sotto
pigmento ad infrarossi per verificare
la presenza di ulteriori ed eventuali
disegni preparatori sottostanti, pen-
timenti o firme.
Dopo queste indagini stratigrafiche
però non è stato trovato nulla in più rispetto a ciò che si poteva intravedere a occhio nudo dopo la pulitura; si è deciso quindi di velare queste zone in modo da lasciare solamente percepire tali elementi che altrimenti avrebbero disturbato la lettura d’insieme dell’opera.
Le posticce stuccature sottostanti e le ridipinture a tempera sono state
ammorbidite con acqua tiepida ed asportate.
Successivamente si è proceduto a stuccare le numerose lacune con uno stucco
composto da gesso di Bologna, colla animale e olio di lino, per renderlo più elastico
ed infine a livellarle meccanicamente a bisturi.

La tela dopo il restauro.

La tela dopo il restauro.

Per quanto riguarda invece il telaio si è pensato di non rifoderare la tela, avendo
questa già subito tale trattamento nel precedente restauro, non essendo in gravi
condizioni e godendo ancora di una discreta capacità di sostegno; tale operazione
infatti sarebbe risultata traumatica per l’opera d’arte.
Si è ritenuto opportuno invece, applicare delle fasce perimetrali di sostegno
di tela pattina a beva 371 per rinforzare il dipinto e garantire un tensionamento
omogeneo, limitando così la zona di intervento e lo stess del dipinto.
Si è deciso di sostituire il vecchio telaio a zeppe con uno di nuova realizzazione ad
espansione meccanica perimetrale, creando così un tensionamento a viti, appositi
tenditori, posizionati omogeneamente in modo radiale, per consentire una corretta
tensione su tutta la tela.
La tela è stata verniciata con vernice Retoucher per prepararla al ritocco pittorico,
eseguito con colori a vernice per restauro con la tecnica della selezione cromatica,
consistente nel collegamento cromatico e formale del tessuto figurativo interrotto,
per ridare unità di lettura all’opera d’arte, rispettando così i criteri di reversibilità e
riconoscibilità.

La riflettografia sotto pigmento.

Il ritocco pittorico dopo le stuccature.

La verniciatura finale protettiva è stata effettuata a spruzzo con vernice Matt.
Per quanto riguarda la cornice, si è proceduto a pulirla, ad eseguire interventi
di rinforzo strutturale del supporto ligneo mediante iniezioni, rifacimenti di parti
mancanti, al consolidamento e all’integrazione della doratura e della laccatura.
Come ultima operazione la tela è stata rimontata sulla sua cornice e ricollocata
nel luogo d’origine, ritrovando così il suo originario splendore.

Elisabetta Milan – Udine

prima pubblicazione su la bassa/64 – 2012 – si ringrazia il direttore de la bassa per avere concesso la ripubblicazione.

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